martedì 16 aprile 2013

Tributo a Charlie Chaplin - Video Dailymotion


Tributo a Charlie Chaplin di Trask90



Per il 124mo anniversario della nascita di Charlie Chaplin abbiamo voluto realizzare un tributo al mito in assoluto del cinema attraverso immagini dall'infanzia alla vecchiaia, scatch dei migliori corti e dei maggiori film. Il video è lunghetto, ma capirete quanto sia difficile riuscire a rappresentare un personaggio così grande in tempi contenuti! Dunque vi auguro buona visione e spero che restiate soddisfatti, ogni commento è ovviamente ben accetto :)

Il video è stato realizzato da Charlie Chaplin - Italian Page, se siete
su Facebook vi aspettiamo numerosi! :)

https://www.facebook.com/CharlieChaplinItalianPage

venerdì 22 marzo 2013

Tesori immensi

Dopo quel famoso anno e mezzo due giorni fa mi sono ritrovato in un imbarazzante momento della serie "e adesso, che faccio?"
Bene, allora ho ripreso "tastiera e openoffice" e ho buttato giù un'altra poesia, con un pò di ruggine ma spero sia di vostro gradimento. Buona lettura! :)



Frenetico sogno
supplicati stenti,
polvere e parole
e impietosa resa,
sia un cieco amore
freno e motore
di irrequieti versi?

Silenzi intensi
gelosi gridano
liete sinfonie,
di quieta follia
solcano i cuori,
bramano colori
d'arcani profumi.

Placidi fremiti,
del vento l'odore
è linfa antica,
è arcano siero:
un soffio invoco
di mite risveglio,
di smarriti versi.

Canto di violini
soave mi culla
e lesto raccoglie
preghiere e foglie:
dal cielo attendo,
dalla terra accolgo
tesori immensi.

Notte d'argento


Incantanti bagliori
di una gelida notte
dove piccolo, assopito,
vaga il pensiero:
ammiro i dolci fiori,
il tacito cinguettio
degli splendenti ulivi
mesti e spensierati.
Un profondo respiro
nel fresco aere d'inverno,
un sorriso spontaneo
all'incompresa vita
che in arcano mistero
e in buio inquieto
d'amore baci ci dona
e d'eterno riposo:
pietà in te non serbi
per i lucidi, stanchi occhi
che in continue sventure
fortemente hanno ardito
di felicità un lume?
Pietà in te non conosci
per le vibranti labbra
di sinceri toni ricche
a cui l'amorosa lingua
crudelmente vai strappando?
Pietà in te non provi
per i puerili animi
che bramosi di scoprire
il cieco, immenso mondo
senza lacrime spegni?
Se realmente esisti,
di spietata infamia
ti macchi, destino!
Tu, volontà sovrana!
Ma frena le illusioni:
non toglierai lo sguardo,
non spegnerai la voce,
non ucciderai lo spirto
dei tenaci viventi
che la paura affrontano
in eterno venerando
ogni singolo respiro
e il mare e le tempeste
e il cielo e le bufere
e il mutare delle stagioni
che per noi sorteggi!
Per codeste ragioni
per sempre ti amerò,
fragile vita mia...


07/01/2009

Chi non muore...

Dopo più di un anno e mezzo ritorno a trovare questo blog che, nonostante l'assenza di aggiornamenti, ha superato i 500 visitatori, cosa che mi rende molto orgoglioso e mi rende debitore di immensa gratitudine per tutti voi!
Bene, voglio essere sintetico e non starò a dirvi quel che ho fatto finora: il lavoro e vari impegni annessi mi hanno strappato parecchio tempo, sia per la gestione della pagina sia ahimè per la composizione di nuove poesie... per fortuna il mio archivio è più ricco di ciò che vi ho presentato, quindi (tempo permettendo) cercherò di tenervi aggiornati e di recuperare l'ispirazione, e spero che la cosa possa destarvi qualche interesse.

Un ringraziamento e un abbraccio ancora a tutti, a presto! :)

venerdì 26 agosto 2011

Sono io, Madre


Mai alcuno vidi che
triste e malinconico
non sia tornato
alle braccia materne
ove poter destare
il più sereno sorriso.

E qui son io, Madre,
a contare granelli
della scura sabbia
umida e infinita,
a perdere minuti
lì dove il tempo
non esiste più,
a cercar pace
per una guerra
inesistente.

Qui son io, Madre,
col nostro dolore:
della tua anima
donami i colori
e soltanto poca
felicità che già ho.
Sono io, Madre,
in questi versi
vuoti e mesti
che ti ho lasciato.

Forti veleni


Presta t’avventi
rapendo il mio sguardo,
la ragione perdo
mentre parole menti
tra le mani assenti
e cado, sognando.
Le labbra mordi
gelide, infuocate
di eterna passione
e brami brividi
fatali dal cuore
come forti veleni
d’aspro terrore
e dolce devozione.
Mai nessun rancore
acceso avverto,
stretta avendoti
per sempre accanto,
e più non mi pento
se ti chiamo Amore:
lontano, ardente,
dolce, inebriante.

Soffice dolore


E queste nuvole?
Ne Luna ne stelle
cingono l’aere,
e un gelo infernale
assopisce le ossa,
eppur non tremo a ciò...
Ma chi mai fu
tua ispirazione
per nasconderti dentro
e scoppiare d’improvviso,
continuamente
nel mio cuore?
Questo soffice dolore
che m’arde
non pare scampare,
e s’ammute ogni grido
e s’acceca ogne lacrima:
cadendo nel buio
dove libere le tue piume
infrangono vetri
leggere e forti
che poco e mai in vita
v’ho arrivato a udire.
Liberami dai tormenti
dove appari serena dormire,
ora e ne più lo farai...

martedì 19 luglio 2011

Bambino nel tempo

Ho scritto il tuo nome
sulle rocce grigie
del mio cuore,
dove il pianto dal cielo
lo rende lucente
e il sole splende
lungo il suo profilo...
Versi puri e nudi d’amore
lo accompagnano
nel suo fiorire,
forte nell’avvento dell’inverno:
la noia con fine malinconia
dona lacrime al tuo piccolo viso,
non tremare all’attesa.
Amore che non vedi
la distruzione dei tuoi sogni,
bambino nel tempo,
rendi tutto questo
il più dolce
dei tuoi giochi.

Mille baci assaporanti

Via stellare per il paradiso,
ampie scale lunghe, nere
lì verso il lunare sorriso
di arcane e illuse sere

che il cuore tanto arde,
arido masso spinoso
smarrito da chi perde
fedeltà e amore, confuso.

Madri di purezza, stelle,
le vergini labbra guidate
oltre quelle buie celle
ove tremo e muoio, siate

di speranza la mia utopia
tra il languido timore cieco
che letale, con sorda pazzia
divora dal muto animo l’eco

urlante d’Amore, soffocato.
Vicini librando l’amara realtà
e il dolce sonno, perduto
d’averli l’istante quale sarà

dalla vita il dono prezioso?
Occhi inviolati, candide dita
ove lieve muovi senza peso
magia, fantasia da me attesa:

quanta dolcezza odo sorgere
fra i sussurri tuoi lucenti!
Possa il fragile petto rinascere
al vibrare dei brevi momenti

insieme, mille baci assaporanti
e ancora cento, dal passato
rubati e a noi presenti
per un sogno mai abbandonato.

Castello di sabbia

Dove sei?
Unico tesoro
leggero e gentile
come una piuma
posato sul cuore
che forte stringo
tra le braccia:
cosa sono ancora
quelle bufere
che spietate tentano
di portarti lontano?
Perchè tremo?
Torno ai vecchi tempi
sommersi da dubbi
e continue paure:
non scappare
via da me,
ti prego!
Sospiri di nostalgia
a infiniti pensieri
su te, su noi...
E parole d’odio
contro qualcosa,
contro il mondo
che mi osserva;
urla d’ira
per niente,
e scorrono lacrime
sul tetro quadro
della mia solitudine.
Non ho ali
per volare da te
e amarti teneramente,
non ho parole
per sussurrarti
le mie sensazioni:
lucidi occhi,
per piangere
e sognare
il tuo viso angelico,
e cercarti lontana:
tu che sei la gioia
custodita nel mio cuore,
l’unico diamante
in eterno la luce
brillante della vita
che nera m’abbandona.
Amami tesoro:
le nostre anime
si attraggono
sulla sabbia dorata,
tra il suono delle onde
sotto il tramonto
del freddo Novembre.
Ho voglia di te...

venerdì 15 luglio 2011

Il più leggiadro salice

Prendimi
come fine pioggia,
triste freddo brivido
oltre le mani pensanti
e un fiore innocente,
colpevole di crescere
solo, di amare quel vuoto.
Parlami
come brezza notturna,
Luna dai mille incanti
sovrana dell’infinito:
hai ancora un canto,
una breve melodia
per sbocciare eterno?
Ho ucciso le nere nubi
e dentro graffia, duole:
vita o quieta morte
non importa al viso
puerile che modella,
dipinge il suo castello,
che siano mille anni,
che sia un lesto attimo:
lo sguardo verso te.
E rinascere.
E non credere mai
d’esserti perfetto.
E non pensare mai
d’averti scalfito.
Vorrei poter divenire
un dolce mandorlo,
ma son sempre grato
d’apparire un salice:
piangente o fragile,
sarò per tuo amore
il più leggiadro
tra coloro tutti.
Perchè t’appartengo
nel mio ondulare,
perchè m’appartieni
nel tuo sognare.

Sì candida Musa

Sì candida Musa
che m’allieti,
sorridi confusa
e sogni mieti
che l’illuso
culla come segreti;
Sì soave e leggera
assopisci la mente,
il sangue gela,
il corpo non sente
il buio della sera
e cado, assente.
Luna sanguinante
lo sguardo prendi,
sciogli il cuore
e lesta mi rendi
tuo fedele amante:
ombra oscura,
sereno l’attendo
dolce, sì attraente
estranea al mondo,
fuggita alla paura.
E lontano violini
ne le più piccole vene
inventano suoni,
mentre qualcuno tiene
strette le mie mani
e in piacevoli pene
affondo, letali.
E t’amo segretamente,
tu che m’accendi
passione ardente,
un attimo m’osservi
e m’assopisco
lentamente:
non ti conosco,
ma sorridi confusa
e m’allieti,
sì candida Musa.

Vivo

Profumo di te
mi scorre addosso.
Il cuore percuote
un brivido caldo,
nel mistico mondo
dove il resto muore
vivo assaporando
sussurri d'immenso.

Vivo
scolpendo, poetando,
cantando, dipingendo
la sottile tua essenza
dalle tenue, fragili ali
su di noi avvolte.
Vivo
per il sogno più forte
di quegli incubi reali
che nella tua assenza
accettavo fuggendo,
fuggivo svanendo.


Amami d'infinito
affinché nel presente
vivano questi sguardi,
affinché nel domani
ancora io ricordi
profumo di te.

venerdì 8 luglio 2011

Cantilena lenta

Soave e leggera
le nostre paure
la Luna culla,
più oltre quella
fascinosa riviera
dove lunghe sere
provo a pensare
ai bui turbamenti
che vedo albergare
sul placido mare
in brevi momenti
di angoscia e terrore.
Dormi piccolo fiore
negli estrosi prati 
del verde presente,
gli occhi bramosi,
mesti del cuore
immersi nel fuggente
desiderio d’averti.
Dormi e non temere
le scure selve segrete
che intense cercano
quel sorriso cortese.
Dormi e non guardare
a quel nebbioso muro
dai colori freddi:
nell’immenso spero
che tu possa tornare.
Corri nel vuoto e ti perdi
nel oblio soffocante
di dubbi e rimpianti:
mai così semplice
il sentimento parve
ladro d’emozioni
e un velo di sereno
asciuga le lacrime
che sul viso oscura
illusione e speme.

Buonanotte:
cantilena lenta,
soffio fresco
nel breve sonno
e le fronde chiare
nel  fragile sogno
le labbra sfiorano:
sono quel fiore
pauroso, inodore
che attende
lontano assopito
d’essere strappato
da antiche radici,
per te sbocciato
in sussurri d’amore:
e torna incantato
l'attimo destato
dal timore lontano.
Dormi e non parlare,
basta solo un Sole
per svanire, morire. 

Soffio di sogno

Bianco pallore
di mille occhi,
eterni fratelli
del sonno ignari:
una scia leggera,
fumo sempre giovane
vigile su di noi.
E in alto scorgo
sogni infiniti
nel gentile sguardo
del lungo treno
che ferma nella mente:
e niente è più passato,
niente è più futuro
per le lancette
del nostro tempo
dormienti adesso,
colori dinanzi a me
d'immenso arcobaleno
fatti di sussurri
forse già dimenticati.

Vivo il sogno
o sogno la vita?
Ma cammina tacita
la fragile penna
di nero inchiostro
e macchie celesti:
apri le porte del cuore
senza timore
e respira la brezza
della notte fresca,
sublime mistero
di infinite parole
dove corre il treno,
veloce e sereno.

Sogno, vita...

Silenzi d'immenso

Si leva al cielo
limpido lo sguardo,
silenzi d'immenso
intenso mi parlano:
passione e incanto,
non è più spento
quel lieve mistero
che scivola nel vento
fra i nostri baci,
in quella promessa
d'amore eterno
che dolce c'avvolge.
Silenzi d'immenso
soave nel sogno
sussurra il pensiero:
per sempre sereno,
per sempre ti amo.

giovedì 7 luglio 2011

Sommo piacere

Sospiri nel silenzo
di gelide labbra,
melodie d'incanto
nelle buie foreste
e di smarrimento
nutrono l'animo
mentre fra gli astri
si perde lo sguardo:
dionisiaca speme
serba ogni battito
al tuo bagliore,
mia amante Luna
che di pieno pallore
mi riempi dentro
nell'arcana notte
dell'intimo pensiero.
Dove fugge la pace?
Quando vertigini
ampie m'assalgono:
Dove il sereno?
E forte in me arde
il sommo piacere.

Nubi di pensiero

Il vento spento, un momento
oscuro che puro catturo
dal fondo del mondo,
e il treno sereno senza freno
lascia una ferita alla vita:
forte rompe le porte
di quel vetro tetro,
rimbomba nella tomba
e raffiora ancora l’ora.
Penso intenso al senso,
sotto un tetto perfetto aspetto
un evento, un momento.

lunedì 4 luglio 2011

Sull'ardore della musica

Fermati, siedi un attimo soltanto - o meglio- giusto un paio di minuti. Sarò pur io a trattenerti, ma lasciati all'ascolto, e tu stesso diverrai conscio di come sia solo tu stesso a soffermarti oltre! Ora, vorrai magari annoiarti - e, non dubito, ti risulterà piuttosto semplice-, e magari lo farai anche inconsapevolmente. Però resta in silenzio, e per questa volta non farne una mera prassi, come del resto ci hanno metodicamente insegnato: contemplalo, assaporalo, fallo tuo! Non un obbligo, una necessità, e lasciati accarezzare da ogni più piccolo e apparentemente vuoto suono: violini, tromboni, contrabbassi, ottoni, rullanti, piatti, nulla di più semplice! Vuoti diresti adesso? Concepisci come pezzi di legno, nylon, pelle, acciaio, assemblati con la maestria e l'inventiva dionisiaca che la mente umana possiede a priori, e accuratamente accostati l'un l'altro con la fantasia e il genio con cui essa si esprime nel suo massimo splendore.


 Ebbene, il risultato?
Arte, amico mio, arte! Ma non fossilizzarti nel suo enciclopedismo: "attività umana che, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza, porta a forme creative di espressione estetica."
Elimina ogni accorgimento tecnico, ogni studio, ogni esperienza. Sacrilegio dicono? Che mi ergano pure all'altare della blasfemia, sa ancor più di piacevole - sai- esser condotto lassù dagli stupratori dell'arte! Quale misero e barbaro principio razionale guida le caste - a vostra detta ignoranti- e primitive anime ad accostarsi ad essa, nel sublime più modo immaginabile, trascinandolo a vivere, far propria, imitare, emulare ogni suo respiro tra le voci della natura e di altri ancora spirti? E non per alleggerire questo mio capro espiatorio, nulla si tolga a tali principi, i quali sono l'intenso labor limae che essi esercitano sull'arte e la rendono meglio aulica e perpetua. Ma, premesso e considerato, che essa possa essere quanto più lo si crede elitaria e marginale, essa pur sempre resta il miglior frutto coltivato - in astratto e in concreto, s'intende- dal genere umano, e in quanto tale credo che su quest'orizzonte debba dirigersi il suo vangelo, nel senso prettamente pagano del termine. Non vorrei troppo tediarti con le mie parole, amico mio: cosa ne pensi, mentre la contempli? Cosa senti, cosa provi, cosa ispira? Non è come un inconscio brivido di quasi piacevole frescura o calura, quasi l'aleggiare lento di una piuma che non appena s'appresta a distendersi su un immenso prato invernale d'improvviso si libbra, in un attimo eterno, e sempre quasi come una giocosa tempesta di immagini celeri e infinite che sembra esplodere con tanta gloriosa impetuosità dentro di te, lo è? Ebbene, amico mio, questa io chiamo arte, e molto altro di più!


Vedi? Nulla di più semplice! Ora, in quel paio di minuti che ti chiedevo - e che in te ardivano d'essere ben vissuti- , hai potuto assaporare già in buona parte cosa da sì tanta estasi al mio animo e alle mie carni!
E non ti chiedo altro che pur altrettanto paradisiaco possa frastornarti, sia l'ars poetica o la pittura, che nel loro mistico fascino richiedono un, seppur trascinante, obbligo di revisione ed interpretazione: solo la musica, il convivio di interminati suoni che in sé e da sè si protrae ai sensi umani e senza alcun particolare sforzo, parla! E non si tratta soltanto del routinario sentire o ascoltare: parla senza essere ascoltata, scrive senza essere letta, dipinge senza essere osservata, eppure la comprendi, la assapori, ne fai parte di te: o, meglio, la ami!
Ti lascio, amico mio, nell'apparente sospensione della mia riflessione. Nient'altro avrei da dirti, da darti: poiché, se leggendo un lanternino avrà preso umile vita in te, l'arcana sinfonia che hai con me condiviso e vissuto ti ha già donato quell'eterno, divino bagliore che volevo con me amassi.
Ti saluto, amico mio, e la prossima volta parleremo, dell'origine di tale divino logos. Addio.




Ma stavolta è diverso

Ho sempre voluto avere tutto sotto mano, nella placida consapevolezza che tutto ciò che è reale e materiale, o quantomeno comprensibile.
E invece niente. Niente di niente. Mi ritrovo seduto davanti ad uno schermo, ad una tastiera, a scrivere. Ma stavolta è diverso.

Mi piace spiegare ogni cosa con ampie, complete, persuasive deduzioni, trapanare cervelli e mura altrui per estrarne un cenno d'assenso o dissenso, far esplodere le loro varie ma legittime ragioni. E magari sbattendo il pugno sulla mia coscienza. Ma stavolta è diverso.

Non ho tesi da sbrigare, non ho pareri da cercare, non ho certezze da possedere. Stavolta è diverso.

Stavolta ho deciso di improvvisarmi spettatore e non regista, con uno sguardo leggero e non scrutatore, con una semplicità romantica e non analitica. Sfodero un sorriso per i più comprensivi mentre li invito ad andare oltre: l'amore.
Proprio quell'amore sulla bocca di tutti.
Proprio quell'amore per cui hai iniziato a battere più forte il cuore, proprio quell'amore che ti toglie sempre più appetito, proprio quell'amore che ti travolge con tanta veemenza, proprio quell'amore che distesi sul letto con le nostre melodie preferite ci porta lontano, proprio quell'amore che ha il sapore di un sogno, proprio quell'amore che irriga il sorriso di lacrime e addolcisce le lacrime col sorriso, proprio quell'amore che urla brecce contro le mura della solitudine, proprio quell'amore che getta il cuore oltre l'ostacolo, proprio quell'amore che non ha paura di morire prima di battersi eroicamente, proprio quell'amore che dal primo bacio sorvola già l'orizzonte, proprio quell'amore che brilla negli occhi e trema sulla pelle, proprio quell'amore che va a gattoni ma voglioso freme per i primi passi, proprio quell'amore che cade o si brucia con sorpresa, proprio quell'amore che si piega ma non si spezza, proprio quell'amore che cieco naviga le infinite acque dell'emozione.
Proprio quell'amore che non so più cosa sia, che non ha più parole per essere descritto, o che forse non ne ha mai avute.

Non ho tesi da sbrigare, non ho pareri da cercare, non ho certezze da possedere. Non ho nemmeno le parole per tutto ciò. 
Stavolta è diverso.

Stavolta voglio dirvi che ho scritto tutto ciò per l'amore: proprio quell'amore che oggi vivo instancabilmente, che è mio veleno e mio antidoto, mia malattia e mia medicina, mia tormenta e mio sereno, mia gioia e mio dolore, mia salvezza e mia condanna, mia vita e mia morte.
Stavolta voglio dirvi che proprio quell'amore ha dipinto un sorriso sul mio viso, ha colorato d'immenso il mio cielo, ha placcato d'oro il mio cuore.
Stavolta voglio dirvi, e sarà l'ultima per oggi, che io amo la persona che sta al mio fianco come amo ogni singolo battito del mio cuore e ogni singolo respiro dalla mia bocca.
Il perchè di tutto ciò non ha parole, ma solamente infiniti silenzi.

Fiamma d'amore

Ho scritto di mari
quiete e tempesta,
di fievoli orizzonti
e lucidi pensieri
mentre degli astri
il bagliore disegnavo
eterno e distante.
Ho scritto di cieli
delirio e dolcezza,
di soffici distese
e ridenti fronde
mentre dei sogni
il colore dipingevo
fragile ed intenso.

Ho scritto di favole
fittizie e reali,
ho scritto di illusioni
felici e sperate:
ho scritto di te,
fantasia e desiderio,
quando fremeva
tacito tra di noi
il suono del silenzio,
ora che custodiamo
l'immenso segreto
nel nostro cuore.

E in uno scrigno
cent'anni vivrà
d'accesa passione
la fiamma d'amore.

Questo è uomo

Ispirazione,
passione
o altra motivazione:
cosa si rifugia
vergine e pia
nel piccolo segreto
eterno della poesia?
Nulla d’arcano
al nostro immaginare:
è il cuor che comanda
tali dolci emozioni.
Le sue vibrazioni,
dolori, passioni
e le mille sensazioni
che ci mutano dentro
rispecchiamo ancora
su un vivo quadro,
un’acuta nota,
sulla leggera poesia:
e chi invocato
quale pittore,
compositore,
poeta,
quale se non d’artista
ha raggiunto la meta?
Entrate nelle porte
di un cuore ampio
e giovine d’aspetto,
un ruscello di gioie
e rimpianti, viventi,
assopiti nell’anima
in gelidi momenti.
Quest’è uomo,
artista d’amore...

Tiepido tramonto

Spesso vorrei pregare
lontano dal mondo
di uccidere ricordi,
pensieri, attimi,
ciò che scandisce
nel petto il tuo nome.
Spesso vorrei sperare
che non sia illusione
un altro sorriso,
abbraccio, bacio,
ciò che ravviva
nel petto la speme.
Eppure riconosco
fremere gelosia,
naturale o meno...
Eppure riconosco
non provare amore
e passione meno...
Il tempo è passato
e continua ancora
sempre insistente
credendomi irrequieto
più di come non sia:
testardo non comprende
che quasi ormai fuggito
da questo lungo sogno
mi ritrovo sentendo
amaro in bocca,
immagini sfocate
di arcani progetti,
parole che non dirai,
che pur ferendo
svaniranno in fretta
lasciando di te
un tiepido tramonto.
Non piangere stanotte
per quello che dico:
non so di mentire,
non so di avere ragione...

Pensieri mattutini

Sorrido agli ultimi cieli
di piena libertà,
sorrido alle speranze
e ai dubbi della vita
così' longeva
e intrinseca
che ora m'assale,
ora mi rasserena...
Pensieri mattutini,
intensi di speme
si cristallizzano
nella mente,
mentre lento il sonno
li accompagna
nel loro faticoso
realizzarsi.
Muse,
mie protettrici,
siate la corazza
delle fugaci debolezze...

Lontana alba

Assaporo la notte
nel suo lento andare,
umida di ricordi
e fresca di pensieri:
scomparse poi le stelle
nella lontana alba
come il canto degli uccelli
echeggia e svanisce
così le sensazioni
si lasciano andare
al più pesante sonno
e divengono sogni.
Quale arcano confine
li isola dal reale?
Non ci è dato saperlo,
non ci resta che viverli...

Cuore assopito

Affondare in silenzio
tra le incessanti voci
di sordi vortici vuoti
e un fremito frusta
fra le fragili fronde
il tuo forte desiderio.
Mi sciolgo in scura neve:
al calare della notte
un calore mi trasmette
la più confusa quiete
e lascia scivolare
addosso brevi sussurri
di sensazioni vissute
vittime dei miei ricordi.
Le parole che non dico
siano per te amore,
i gesti che non faccio
siano per te amore:
tremino sulla tua pelle
gli infiniti brividi
che scrivono ancora
dei nostri primi baci
e del dolce sapore,
nella soave tenerezza
che ancora vagabonda
nel mio cuore assopito.

Arcano dipinto

E' forse la danza
dei gigli che m'inebria
di tanta serenità?
O il tiepido vento
che culla le siepi
del tardo autunno,
il giocoso scontro
appassionato delle onde,
 il silenzio dei monti
dove il sonno leggero
più di pace odora?
Amo il tuo sguardo,
amo il tuo sorriso,
amo i chiari contorni
dell'arcano dipinto
che in te si specchia,
nella profonda speme
di sfiorarne il sogno
come il dolce musico
in estasi assapora
la più amata sinfonia.

Violenta pace

Rimbomba il silenzio
di notti fragili,
scivola sul viso
il caldo vento
in ira di bufera
scuotendo i rami
d'autunno inermi.
E apro gli occhi
in mezzo al buio
di questi momenti:
non senti
gli eterni lamenti
tremare la mente?
Fuggo celere
alla mia luce,
fuggo al piacere
della violenta pace.

Tormenta d'inverno

Amor tormenta d'inverno
scuote la flotta inerme
abbraccia il cupo cielo
di irrequieti turbamenti
e travolgenti sensazioni
per te che oltre lo sguardo
sai gelarmi la pelle
e sciogliermi il cuore.

Illusori riflessi

Guardati allo specchio:
scruta lo sfondo,
gli sfalsati colori
e osservati lento
nell'abisso svanire
dei più bui incubi
che in te custodisci.
Giri di parole,
illusori riflessi
di cui ti nutri
e dentro crescono
duplici radici
d'amore e d'odio
per l'incompresa vita
che per te vorresti
e lontano abbandoni:
vivi i tuoi sogni,
abbraccia la speranza
del futuro riscatto
e prima del tempo
non lasciarti morire:
quante più ferite
vorrà il Fato darti
più gioie nutrirai,
dei nostri sospiri
sempre saremo padroni...

Di te ricordo

Sognarti dolce
vicina a me
in ogni attimo
e ancora lontana
in un'altalena
di pensieri proibiti.
Scrivere di te
sui petali di rosa
che coprono le strade
fredde e silenziose,
parlare di te
agli alberi assenti
che fieri accendono
la mia confusione.
Dove fugge lo sguardo?
Mentre tu mi parli
con rare parole,
mentre tu mi sfiori
con rapidi gesti:
di te ricordo
secondi, minuti,
ore, giorni
e l'infinito tempo
dei nostri baci.
Ma non saranno gioia
per poter vivere
oltre tutto questo:
solamente,
di te ricordo.